OBLIO

“Siamo troppo abituati a considerare il mistero della nascita di Gesù come una realtà del passato: Gesù, il verbo di Dio, è venuto, è vissuto circa 2000 anni fa, è morto e se ne è ripartito”. Ormai noi, i suoi discepoli, siamo invitati a credere in Lui senza averlo visto, secondo le parole di Gesù a Tommaso. ( GV 20-29) Non è possibile incontrare Gesù all’angolo delle strade. Non è più là a parlarci con la sua voce di uomo, a guarire i nostri malati, a mangiare insieme a noi Accade così anche nella storia degli uomini: il tempo consuma tutto, pareggia tutto. Accadrà lo stesso a GESU’?
Il Presepio di quest’anno vuole essere un omaggio alla dimenticata “Milano città d’acqua”
Il ponte dello Scodellino, sotto al quale possiamo ammirare la Natività.
Il Naviglio Grande ove oggi scorre pigramente e malinconicamente l’acqua che proviene dal fiume Ticino, un tempo era trafficato dai vari tipi di barconi, alcuni dei quali trasportavano i marmi dalle cave di Candolia situate nella valle del fiume Toce , per le venerande fabbriche del Duomo e della Certosa. Il prestigioso marmo veniva caricato sui barconi presso Baveno, e via Ticino imboccavano a Tornavento il Naviglio Grande, Alle due venerande fabbriche il grande mecenate Gian Galeazzo Visconti aveva dato anche il privilegio di non pagare il dazio sul trasporto ( le gabelle ). Così tutte le barche che trasportavano i marmi er la cattedrale furono siglate “ A.U.F.” cioè “ Ad usum fabricae “. La scritta divenne poi per i milanesi sinonimo del detto “ A UFO “, cioè gratis. Altri tipi di imbarcazioni servivano per il trasporto dei passeggeri e qui nel presepio sulla destra è rappresentato il mitico e folcloristico “ Barchett de Boffalora” con i suoitipici passeggeri

Il Torototela col suo strumento monocorde al collo, la sua cassa era fatta da una zucca sventrata e da una assicella su cui era teso uno spago e canterellando diceva la buona fortuna. Quel della “ Basletta” che girava nel barchetto a riscuotere le tariffe del viaggio. Quel della “ Riffa “ che chiedeva “el sesin” o “ el bor “ per farvi partecipi di una lotteria il cui premio erano certi dolci coperti di zucchero umidiccio, ottimi per acchiappare le mosche. La “ fluitazione “ del legname che venia spesso, per risparmiare, legato a mò e lasciato scivolare e trasportare dalla Corrente.

La “ Darsena “ da poco ristrutturata, un tempo era uno dei maggiori porti commerciali dove arrivavano, fra l’altro, i famosi barconi carichi di sabbia per l’edilizia, che venivano scaricati da apposite gru, affiancate dai caratteristici contenitori, Per poter immaginare l’orgoglio dei milanesi a quel tempo, basta ricordare uno scritto di un famoso religioso dell’Ordine degli Umiliati, Bonvisin De La Riva, il quale diceva:
“ Un fossato di sorprendente bellezza e larghezza circonda questa città da ogni parte e contiene non una palude o una stagno putrido, ma l’acqua viva delle fonti, popolata di pesci e gamberi”.
Sul lato sinistro è stata ricavata una nicchia con una vetrata e all’interno c’è una MADONNA COL BAMBINO.